di Elena Romanello
La situazione delle donne in due Paesi di cultura musulmana molto diversi tra di loro, per storia e situazione contingente, come l'Afghanistan e la Turchia, sta necessitando di alcune azioni da parte dei movimenti per i diritti civili.
In Afghanistan nel 2009 il Parlamento ha ratificato l'EVAW, letteralmente in inglese Elimination of Violence against Women act, Atto per eliminare la violenza contro le donne, che ha messo al bando, almeno sulla carta, le pratiche di matrimonio forzato, riduzione in schiavitù, abuso psicofisico, incarceramento arbitrario. Nonostante questo a tutt'oggi, nelle carceri afghane il 75 per cento delle detenute sono incarcerate per reati contro la morale, e non per crimini comuni. Le associazioni umanitarie stanno facendo pressione contro il presidente afghano Karzai e il presidente americano Obama per mettere fine a queste detenzioni arbitrarie e senza un fondamento legale moderno, una delle tante piaghe che ancora permangono in un Paese ben lontano dall'essere pacificato, anche socialmente.
In Turchia invece ad essere messa a rischio è una delle personalità più amate ma nello stesso tempo più scomode: la sociologa femminista Pinar Selek, quarant'anni, nota per le sue posizioni pacifiste e di sostegno alle soggettività al margine della società turca, si trova a dover affrontare il rischio di essere condannata all'ergastolo in un processo per cui è già stata accolta. Pinar Selek è un bersaglio politico da quando nel 1996 fece una ricerca sociologica sul conflitto tra Turchia e Kurdistan e sulle possibilità di riconciliazione, che provocò il suo incarceramento e ripetute torture perché rivelasse i nomi delle sue fonti. Mentre si trovava in carcere Pinar fu anche accusata di aver progettato un attentato al bazar delle spezie di Istanbul. Dopo un processo durato due anni e mezzo Pinar Selek fu rilasciata e assolta, ma la Nona Camera penale della Suprema Corte ha contestato l'assoluzione, chiedendo una condanna. Il 9 febbraio il suo caso verrà riesaminato dalla Corte di Istanbul.
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